martedì 30 ottobre 2018

Reti di Smeraldo e il "crowdfunding": come trasformare una sfida in nuove conoscenze

Perché provare il crowdfunding? Una domanda che mi sono posto molte volte in questi giorni prima di mettere in campo un progetto - ammetto molto ambizioso- su www.kickstarter.com, per raggiungere la somma necessaria per tradurre in inglese il mio romanzo "Reti di Smeraldo", per pubblicarlo e per promuoverlo in Irlanda, Inghilterra e, se dovessimo raggiungere l'obiettivo, speriamo anche in Nord America. 
Ho deciso questa strada molto difficile per due motivi. 
Intanto perché mi piace sperimentare qualcosa di nuovo. Di crowdfinding avevo sentito parlare come di un'opportunità, ma non conoscevo questo mondo. Studiando in rete ho scoperto che si trovano progetti di vario tipo e per tutte le cifre. Poi perché sono un giornalista e, di conseguenza, quando voglio scoprire un mondo nuovo devo entrarvi dentro e dopo poche ore dal lancio del mio progetto ho già arricchito il mio bagaglio. In terzo luogo perché avevo per le mani qualcosa che aveva senso di provare a promuovere, specie all'estero.
 Con questo articolo spero di poter dare alcune, prime, indicazioni per chi vorrà tentare questa strada che all'estero sta avendo successo. In Italia è forse ancora poco perseguita.

PERCHE' KICKSTARTER.

Ho scelto questa piattaforma perché è tra le più famose, si occupa anche di prodotti editoriali e perché funziona con il "tutto o nulla", cioè se si raggiunge la cifra stabilita (o la si supera) il progetto viene finanziato (ed anche kickstarter ci guadagna), se ciò non accade il prodotto non viene finanziato, kickstarter non ci guadagna nulla e noi non ci rimettiamo niente. Insomma la soluzione è quella ideale per mettere in campo un progetto senza rischi, ma che in caso di successo garantisce la disponibilità reale delle risorse.
Per chi contribuisce ci sono tutta una serie di benefits che crescono con il crescere dell'offerta: si va dai ringraziamenti "social" o sul sito, fino alla due giorni di vacanza "guidata" in Maremma.

PERCHE' "RETI DI SMERALDO", I SUOI SVANTAGGI E I SUOI VANTAGGI.

Reti di Smeraldo ha il target giusto per tentare la sfida con l'estero. E' un libro che in Italia ha già avuto la sua piccola notorietà e, soprattutto, si è guadagnato tre importanti riconoscimenti diffusi sul territorio nazionale, dunque è andato oltre i confini della Maremma. Il romanzo inoltre parla di  Irlanda e questo può attirare curiosità al di fuori dei confini nazionali.
 "Perché un grossetano scrive un libro ambientato a Galway?". Una domanda che mi è stata posta tante volte qui, figuriamoci, sapendolo, quanti se lo domanderanno nei luoghi coinvolti. In più ha avuto un buon test negli italiani che conoscono quella zona e che hanno rivissuto una parte del tempo speso sull'Isola di Smeraldo. Se a questo aggiungiamo che una parte del libro è ambientata in Maremma può essere anche una buona vetrina per il nostro territorio.
Reti di Smeraldo, ad oggi, è stato pubblicato solamente in italiano e chi mi ha chiesto informazioni dall'estero, la prima cosa che mi ha domandato è stato "perché non lo pubblichi anche in inglese?".
Insomma il prodotto da finanziare è già esistente, è conosciuto, andava solo tradotto in un progetto.
Questo ovviamente porta con sé degli svantaggi. 
Intanto quelli che io sono italiano e la maggior parte dei miei amici, anche sui social, vive nella Penisola. Così come le mie conoscenze sono decisamente maggioritarie in Italia rispetto a quelle che posso vantare all'estero. Questo è facilmente riconducibile alla seconda difficoltà, cioè che Reti di Smeraldo in italiano esiste già, dunque il numero di interessati ad una sua pubblicazione in inglese e, dunque, pronti a sostenerla diminuisce. C'è poi la terza difficoltà, cioè che le donazioni di questo tipo in Italia, non sono deducibili fiscalmente come avviene all'estero, e per ciò non c'è neppure questo interesse nel finanziare un prodotto editoriale e chi lo fa è perché ha veramente fiducia nello stesso.
E' evidente che le difficoltà che si possono porre di fronte al percorso di raccolta dei fondi sono decisamente superiori alle virtù e questo rende la sfida ancor più difficile, ma anche divertente.

CHE COSA STO IMPARANDO?

Dopo 24 ore che il progetto è on line ed aver giusto spostato dallo zero la cifra dei contributi ci sono già molte riflessioni che emergono e che si sposano con la scelta della tempistica di finanziamento, cioè 60 giorni rispetto ai 30 consigliati. Ho scelto un periodo più lungo perché il primo mese serve per comunicare. Su questo ho la fortuna di poter lavorare per conto mio, ma parto comunque da zero. Blog specializzati, pagine social, siti internet diventano fondamentali. Insomma il tempo da dedicare al progetto per spingerlo a raggiungere l'obiettivo è veramente tanto.
Si potrebbe ovviare a tutto ciò? Sicuramente sì e lo sto scoprendo da due giorni con i cosiddetti "influencer" o PR che ti contattano in continuazione e che ti offrono i loro servizi per raggiungere sempre più utenti in tutto il mondo e rendere il tuo progetto appetibile e, dunque, concorrenziale sul mercato. Si sono già fatti avanti anche traduttori interessati. Effettivamente i miei 5mila amici di Facebook sono poca cosa rispetto ai milioni che loro posso contattare. Ovviamente tutto questo ha un costo e, seppur molti di loro ti promettano di pagare (da pochi euro ad alcune centinaia) solo in caso di raggiungimento del traguardo, il rischio è comunque alto. Soprattutto per un progetto da poche migliaia di euro, che non ha lo scopo di garantire guadagni con tanti zeri, ma di raggiungere l'obiettivo di tradurre, pubblicare e promuovere. 
Ovviamente nelle prime 24 ore ho navigato per il web e sui social, soprattutto stranieri, promuovendo il mio crowdfunding. Ho poi realizzato comunicati stampa (e ne ha beneficiato sicuramente l'esercizio del mio inglese, così come nel realizzare il progetto scritto tutto in questa lingua) per i quotidiani irlandesi e americani (dove i residenti originari dell'Isola sono molti) ed ho cercato di comunicare con chi mi ha chiesto informazioni. Tutto ciò con la sensazione che ci sarà molto da fare.

IL BELLO DEL CROWDFUNDING E LE ALTERNATIVE

La cosa più bella del crowdfunding, e che mi ha spinto a scegliere questa strada, è la sensazione di condivisione che si ha con i donatori. Se raggiungeremo l'obiettivo sarà perché ci siamo riusciti tutti insieme e, dunque, sarà una vittoria di squadra, per me e per l'editore Cesare Moroni che mi supporta. Se non raggiungeremo l'obiettivo con una cifra che, però, ci farà capire che si può raggiungere rimodulando il progetto lo faremo, magari abbassando la cifra da raccogliere rinunciando, almeno in partenza, alla promozione diretta all'estero e limitandola ai canali social ed al web (per fortuna oggi la rete permette di acquistare on line anche senza la presenza fisica del libro nei bookstore irlandesi, inglesi o nord americani). Nel caso, invece, che rimanessimo lontani dall'obiettivo potremmo perseguire altre strade, tipo cercare una casa editrice irlandese che investa sul libro (per una italiana diventerebbe più difficile agire in un paese straniero partendo da zero e senza risorse disponibili), oppure ripartire con risorse ottenute sulla fiducia con donatori interessati.

CURIOSITA' 

La cosa più curiosa è che nel frattempo, alcuni italiani amanti dell'Irlanda e che non conoscevano la versione italiana di Reti di Smeraldo, mi hanno chiesto informazioni per acquistarlo ed ho conosciuto anche lettori che lo avevano già letto ed apprezzato.


CONCLUSIONI

Insomma alla fine se raggiungeremo l'obiettivo sarà un grande successo, lo potrei mettere sullo stesso piano di un gol in rovesciata, se non ci riusciremo - e non sarebbe comunque un dramma- avrò imparato molto in previsione, magari, di altri progetti da proporre e, comunque, Reti di Smeraldo si sarà fatto una buona pubblicità anche fuori dai confini nazionali.

Per chi volesse far parte della squadra aiutandomi, contribuendo o facendo contribuire (partendo anche da un solo euro) questo è il link del progetto (è in inglese, ma potete usare il traduttore automatico): http://kck.st/2yDGdyB



lunedì 29 ottobre 2018

IL DRITTO E IL ROVESCIO (29 ottobre 2018)

Le grandi opere tornano prepotentemente alla ribalta, in particolar modo la Tap e la Tav. Le discussioni aumentano, specie in casa del M5S.

Era evidente che su opere strategiche, una volta al Governo anche i pentastellati in molti casi avrebbero cambiato idea (il diritto).
Lo era altrettanto il fatto che all'interno del mondo dei movimenti, questa nuova posizione avrebbe creato incomprensioni e malumori (il rovescio).

La mia premessa è che qualsiasi cittadino debba stare attento all'ambiente, ma il presupposto è che esistono degli interessi generali che, giocoforza, superano quelli particolari. Nel caso della Tap siamo tutti d'accordo che l'opera sarà comunque impattante, anche riducendolo al minimo. Però l'Italia dipende la gas e questo viene dall'estero. E' normale bloccare energeticamente un paese dicendo di no ad un'opera strategica? Personalmente ritengo, anche se posso capire chi protesta avendo visitato in più occasioni la splendida costa salentina, di no.
E' la stessa cosa che penso della Tav, un'opera strategica per non isolare l'Italia dai grandi traffici su rotaia europei. Anche qui bisogna mettersi d'accordo. Si vuole implementare il traffico su rotaia riducendo quello su gomma? Se si vuole questo servono ferrovie efficienti e, soprattutto la Tav. Sappiamo tutti che questa è impattante, ma è altrettanto vero che oggi è determinante per dare una spinta verso l'alto all'utilizzo del treno, sia per viaggi nazionali che internazionali.
In tutto questo rientrano anche le autostrade che hanno una portata ed un interesse di traffico generale e che non può cozzare con molti interessi locali.
E' evidente che tutto deve essere fatto nel miglior rispetto dell'ambiente e se c'è la possibilità di realizzare un'opera meno impattante va cercata sempre questa soluzione. Però è nella natura dell'uomo lasciare il segno della sua presenza attraverso la sua presenza. Ognuno dei nostri amati borghi medievali costruiti in cima alle colline sono stati, a suo tempo, impattanti. Ce lo vedreste voi oggi qualcuno a costruire un paese in cima ad una sommità? Se ciò accadesse si muoverebbero decine di comitati. Eppure ai giorni nostri apprezziamo e amiamo queste realtà. Anche in quel caso l'interesse generale ha chiaramente prevalso su quello particolare. 
Bene tutto deve essere fatto con una buona dose di buonsenso, ricordando che un'opera, se si definisce strategica, lo deve essere e se lo è, allora è giusto che venga realizzata. Si può protestare, è giusto ascoltare chi lo fa, ma poi si deve decidere e, possibilmente, realizzare dopo - se necessario- averla migliorata.