Perché
scrivere un romanzo? Una domanda lecita da porre, ma dalla risposta
sicuramente difficile. Almeno per me. Fino a pochi anni fa mai avrei
pensato di potermi dedicare a questo genere di scrittura. Avevo
partecipato ad alcune pubblicazione scritte, come si suol dire, “a
più mani”. Sempre però in tema giornalistico e nell'ambito della
mia professione. Poi qualcosa è scattato in me. Come dico a tutti:
sono e resto un giornalista di professione, mi considero uno
scrittore per diletto.
Da qui, però
la seconda domanda che, spesso, mi viene posta: cosa è scattato in
te?
Sicuramente
un senso di sfida che io porto da sempre con me. La voglia di porsi
di fronte alla novità e ad un esame che vuoi superare. Questo è
stato per me scrivere un romanzo. Dopo anni di servizi televisivi ed
articoli di giornale ho deciso di cimentarmi in qualcosa di più
corposo. Un conto è far scorrere bene un servizio composto da poche
migliaia di caratteri, un altro è tenere il filo logico in un libro
composto da qualche centinaia di migliaia di battute.
Superato
questo primo scoglio c'è stata una seconda necessità: quello di
scrivere qualcosa che scorresse, ma soprattutto di originale. Così è
nata l'idea di “Reti di Smeraldo”, edita da Heimat.
La
decisione è stata quella di sviluppare una storia ambientata in due
terre tanto diverse quanto simili: la Maremma ed il Connemara, in
Irlanda. Si tratta di due zone ricche di fascino, di natura e di
tradizioni che conosco bene per averci vissuto. In Maremma dalla
nascita, a Galway, la città considerata la porta del Connemara, nei
mesi trascorsi in Erasmus al tempo dell'università.
C'è stato
poi da scegliere l'elemento che fosse il filo conduttore della
storia. Qui ho puntato su un giovane calciatore italiano rimasto
disoccupato e che accetta un'offerta giunta dall'Irlanda, un luogo,
in quel momento, a lui sconosciuto.
Il romanzo
descrive l'avventura calcistica del protagonista, ma è sempre
inquadrata nei paesaggi e nella vita delle due terre che sapeva (la
Maremma) e scoprirà (Galway e il Connemara) di amare.
A fare da
sfondo a tutto questo non poteva mancare un po' di storia d'Irlanda,
fatta dai cosiddetti “troubles”, la guerra civile che, per
trent'anni, ha colpito l'Isola di Smeraldo, ancora oggi divisa in due
tra l'Eire e l'Irlanda del Nord.
Ne è
uscito un romanzo che, alla fine, rispettava tutti i miei obiettivi e
mi ha permesso di superare l'esame che andavo cercando.
Ci proverò
ancora? Qui giungiamo alla terza domanda che porta con sé una
risposta per me scontata: sì. E' un sì, però, condizionato. Perché
scriverò solo se riuscirò a rispettare ancora quelli che sono gli
elementi che considero salienti per arrivare ad un buon prodotto
editoriale che, si badi bene, non deve essere per forza un best
seller, ma anche un semplice libro che permetta a chi legge di
trascorrere qualche ora in compagnia di una piacevole lettura.
Reti di Smeraldo si è aggiudicato il "Premio Capalbio-Piazza Magenta 2017" nella sezione "premio per il territorio".
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