Inutile
girarci attorno: ogni appassionato di calcio e di lettura dovrebbe avere
nella sua libreria “Splendore e miserie del gioco del calcio” di
Eduardo Galeano (edizione Sperling & Kupfer). Galeano è stato un
maestro di questo genere letterario. Racconta il calcio come pochi
sanno fare. Con semplicità, con ironia, con spirito critico, ma
anche con quella cultura e quella passione che, spesso, solo i
sudamericani riescono a trasmettere. Ho letto più volte questo
libro. La prima negli anni '90, subito dopo essere stato aggiornato
con l'edizione 1998 della Coppa del Mondo di calcio. L'ho riletto per
l'ultima volta dopo quelli del 2006 con la vittoria dell'Italia. La
scomparsa di Galeano, purtroppo, non permetterà nuovi aggiornamenti.
Con ogni quadriennio aumentavano infatti anche i protagonisti del
calcio più o meno moderno. Si va da coloro che sono stati dei veri e
propri pionieri del football agli eroi di oggi. Gli episodi vengono
citati con una lettura di Galeano che, anche se critica o non sempre
condivisibile, porta con sé sempre un fondo di verità. C'è poi
l'analisi del Mondiali, quelli vinti con merito e quelli che portano
con sé tanti punti interrogativi. Ma c'è anche la politica, quella
che, per esempio, caratterizzò la Coppa del Mondo in Argentina con
la Fifa a sostenere la dittatura chiudendo gli occhi di fronte alle
violazioni dei diritti umani perpetrate nei lager del paese
sudamericano. Galeano è un uaruguaiano e gli eroi del suo paese li
tiene ben in considerazione, non per questo non fa una lucida analisi
sul dramma vissuto dai brasiliani dopo la sconfitta nella Coppa del
Mondo del 1950. Prima di lasciarci, nel 2015, ha però potuto vivere
un altro momento che, forse, per i brasiliani, è stato anche
peggiore di quello di 64 anni prima, cioè l'1-7 subito dalla
Germania nel Mondiale 2014 giocato di nuovo in casa.
Galeano è
uno uomo di cultura prestato allo sport, lo analizza con un fare da
storico, anche se non si è mai definito tale. Accettava i titoli di
giornalista, scrittore e saggista. Nella sua vita ha subito la
dittatura. Fuggì dall'Uruguay dopo il colpo di stato del 1973 che lo
vide anche in carcere. Si riparò in Argentina, ma l'avvento della
ditttura di Videla lo costrinse a fare nuovamente le valigie, questa
volta con destinazione Spagna. Nel 1985, con il ritorno della
democrazia, rientrerà in Uruguay.
Scriverà
molti libri, di vario genere. Il calcio è e resta la sua passione e
“Splendore e miserie del gioco del calcio”, è una pietra miliare
della produzione letteraria dedicata al mondo del pallone.
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