Il tema
della sicurezza torna ad essere al centro dell'attenzione e anche
realtà considerate tranquille come Grosseto, ormai da tempo, non lo
sono più.
Un fenomeno
quello della criminalità che, rispetto al passato, sta toccando
dunque sempre di più la società italiana (il dritto).
Le cause di
questi fenomeni non sono, però, facilmente individuabili (il
rovescio).
Il punto di
partenza è sicuramente una società che cambia, dove, accanto ai
reati maggiori, sta incrementando il fenomeno della microcriminalità
che è quello che più tocca i cittadini.
Tutta colpa
dell'immigrazione? Sicuramente no, anche se molti immigrati finiscono
al centro delle cronache e chi delinque non solo dovrebbe essere punito, ma immediatamente rimpatriato e restituito allo stato d'origine.
Su questo
tema, semmai, ci sarebbe da ragionare sulle sue varie sfaccettature, come
l'integrazione di chi è in Italia come regolare e che sembra funzionare bene nelle piccole realtà di
provincia, tipo i paesi, mentre nelle città si registrano spesso
comunità che nascono e che si isolano dal resto della popolazione.
Una società dunque, non sempre inclusiva che già è stata
conosciuta dai paesi da sempre a forte presenza immigratoria.
A mettere a
rischio la sicurezza ci sono, probabilmente, anche i punti di riferimento
che stanno venendo meno. Le famiglie spesso disgregate, la scuola che
non riesce più ad essere un punto fermo, la stessa Chiesa
che non attira più come un tempo, il volontariato e
l'associazionismo in crisi, un po' come i partiti politici. Tutto
questo genera una sorta di anarchia e di perdita di valori che,
spesso, si traduce in situazioni disagiate che sfociano in un aumento
dei reati. A questa va aggiunta la crisi che ha dato comunque un
impulso allo sviluppo della microcriminalità.
Insomma la
società è cambiata e di certo non in meglio. A questo punto
occorrono le contromisure che non devono essere solo repressive, ma
anche e soprattutto preventive. La repressione, infatti, è
fondamentale, ma non risolve tutto. Senza una politica di prevenzione
e di consapevolezza, che riguardi soprattutto i giovani, non si
riuscirà a ricreare una società delle regole e del rispetto.
Questa, però, non si costruisce solo con le leggi, ma con una
cultura del bene comune, del rispetto degli altri e della legalità,
ma anche della moralità, che in Italia molti, purtroppo, hanno
perso. Tutto questo si traduce anche con la necessità di uno Stato
forte che sappia reprimere, ma anche educare.
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