Era da un po' che non se ne parlava, ma il dibattito sulle infrastrutture maremmane non poteva che tornare sul Corridoio Tirrenico. La classica storia infinita di questo territorio.
Il Corridoio, di fatto, è diventato 50enne, nel senso che è da mezzo secolo che se ne parla. Mentre da altre parti le reti viarie principali rappresentavano un simbolo di progresso - e di sviluppo- da noi la viabilità a sud di Grosseto risulta essere sempre meno adeguata e sicura (il dritto).
Con la fine della scorsa legislatura sembrava essere stato raggiunto un accordo che trovava il consenso di quasi tutti, con tanto di finanziamenti stanziati ed invece pare che tutto sia ancora in alto mare (il rovescio).
Insomma la sensazione è che se non ci sarà un intervento forte all'interno del Governo per avere un Corridoio Tirrenico adeguato, si dovrà attendere ancora. Questo nonostante che la soluzione raggiunta, quella di una strada pubblica a quattro corsie messa in sicurezza con una spesa relativamente bassa (non sono di certo quelle previste mettere a rischio il bilancio dello stato) ma che rappresentava un buon compromesso. Tanto che alla fine "purché si facesse qualcosa" tutti lo avevano accettato.
A questo punto serve una vera spinta da parte del territorio, delle istituzioni locali e dei rappresentanti in Parlamento ed in Regione. Non è possibile restare ancora fermi. Un tracciato, d'altra parte, non metterà mai d'accordo tutti, ma gli interessi legittimi della collettività è giusto che prevalgano su quelli dei singoli. E mai come questa volta gli interessi sono veramente collettivi e questa volta pur storcendo il naso, molti avevano accettato questo fatto. Questo perché mentre dell'adeguamento si discute, gli incidenti continuano ad esserci e le vittime pure.
E' anche evidente che un Corridoio Tirrenico adeguato ed un completamento della Grosseto-Siena a quattro corsie non solo semplificheranno la vita dei maremmani in viaggio verso il centro della Toscana o verso sud, ma rappresenterà anche uno snodo importante che potrebbe convincere alcune aziende ad investire su questo territorio ed altre a rimanervi, così come molti prodotti locali, specie quelli dell'agroalimentare potranno averne dei benefici diretti.
Tutto ciò ricordando sempre che questo tipo di infrastrutture (molto di più quando si parla di un'autostrada come avveniva anche qui nel passato) non possono essere valutate solo sull'impatto che possono avere a livello locale, ma il ruolo, in alcuni casi primario, che possono avere sui traffici nazionali ed internazionali. Appare evidente che un'Aurelia adeguata e sistemata per molti possa rappresentare una buona alternativa alle direttrici che, come l'A1, attraversano l'Italia "continentale", con tutte le difficoltà che questo può creare, soprattutto nel periodo invernale.
E allora ben venga l'adeguamento dell'Aurelia, ma questo vuol dire realmente "BEN VENGA", nel senso di non dover attendere altri 50 anni parlando ancora di ciò che non c'è, se non sulla carta.
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