sabato 2 marzo 2019

IL DRITTO E IL ROVESCIO (2 marzo 2019)

Mentre il dibattito nazionale è già incentrato sulle prossime elezioni Europee, in Maremma i vari partiti e coalizioni sono già al lavoro per le elezioni amministrative che coinvolgeranno ben sedici dei 28 comuni.

Ci sono sindaci che contano di centrare la rielezione, forti di cinque anni di governo del territorio (il dritto).
Ci sono aspiranti sindaco che sognano il grande colpo e, magari, di rompere una continuità amministrativa che, in alcuni casi, dura dall'immediato Dopoguerra (il rovescio).

Quello che sarà interessante, in questa tornata elettorale, è che sarà la prima che si svolge, in maniera massiccia, dopo una mutazione che, anche nella politica locale, è avvenuta in tempi rapidissimi. Fino a cinque anni fa la rendita di posizione garantita dai vari partiti ancora si avvertiva, così come quella di aver amministrato nei cinque anni precedenti. Della serie che se un sindaco aveva fatto la propria parte e, magari, apparteneva al partito abituato a vincere sul territorio, ripresentandosi davanti al corpo elettorale, doveva solamente preoccuparsi di calcolare con quale percentuale in più, rispetto alla volta precedente, sarebbe stato rieletto. Oggi non è più così. Essere un sindaco uscente rappresenta sempre un vantaggio, ma di certo nessuno può dormire sugli allori. Intanto perché è cambiato lo scenario politico e, se cinque anni fa, durante l'election day il vento in poppa lo aveva il Pd di Renzi che superò il 40 per cento, influenzando anche le elezioni locali, oggi tutti i sondaggi lo indicano in favore della Lega di Salvini che si è ormai consacrata leader della coalizione di centrodestra, quando, solo un lustro fa, il partito stava vivendo il suo momento più difficile dagli anni '90. Quanto, questo possa influenzare lo diranno le urne. Di certo in quei comuni dove compare il simbolo del Carroccio potrà essere un vantaggio, negli altri dovranno essere bravi i candidati che si riuniranno in liste civiche (nei comuni sotto i 15mila abitanti) a sfruttarne il momento favorevole. Dall'altro lato, invece, sembra che la corsa nel centrosinistra sia quella a nascondere il simbolo di un Pd che, in attesa delle Primarie, sta vivendo il momento peggiore dalla sua fondazione.
 La persona, dunque, potrebbe rivelarsi oggi ben più importante dei partiti e, magari, l'aver fatto poco politica in precedenza può essere, agli occhi della gente un vantaggio, in quanto il candidato può essere visto come lontano dall'establishment di potere cui, magari, a torto o a ragione, dà la colpa del suo attuale malessere.

La domanda, però, è una: che cosa chiedono gli elettori ad un amministratore? Questo è ciò su cui i candidati dovranno essere più bravi a lavorare. 

Dopo anni in cui il potere politico, anche locale, appariva troppo distante dalla gente, oggi diventa necessario ascoltare il cittadino. Un'affermazione che potrebbe sembrare lapalissiana, ma non è così. L'ascoltare, infatti, deve trasformarsi in due azioni concrete. la prima è la presenza costante sul territorio. In pratica chi si reca in Comune vuole trovare (in senso fisico) il Sindaco. Questo perché i primi cittadini sono ormai diventati i veri punti di riferimento e, spesso, si trovano di fronte a richieste che, per ruolo, non hanno competenza a soddisfare. Però è anche vero che sono l'unico tramite che la gente ha con le istituzioni maggiori, Regione e Governo in primis, ma anche con la Asl. Dall'altro, accanto all'ascolto ed alla presenza, occorre l'azione. Le promesse, infatti non servono più. Molto meglio agire, fare cose piccole, concrete ed immediatamente percepibili, che far sognare alla gente le grandi opere, ma poi irrealizzabili. Solo pochi anni fa in politica vinceva chi era in grado di presentare progetti belli e irrealizzabili, la fantasia prevaleva sulla concretezza. Quanti di questi sono andati realmente in porto? Pochissimi ed anche quando lo hanno fatto si sono rivelati dei flop clamorosi. Basta guardarsi intorno, in tutta la Maremma, e ne possiamo individuare a decine. Il cittadino, invece, non è più disposto a credere alle favole. Si è annoiato. Preferisce la buca riparata davanti a casa che la promessa di avere una via interamente rifatta. Non perché non si illuda, ma perché è ormai consapevole che, come per la vita di tutti i giorni, le casse dell'amministrazione non godono più delle risorse di un tempo. Il cittadino chiede poi impegno per mantenere quei servizi che stanno, piano piano, sparendo dalle varie realtà, soprattutto da quelle periferiche. Poi vorrebbe vedere strategie di sviluppo concrete. Le frasi fatte servono a poco se poi le attività chiudono e con loro i vari comuni rischiano di continuare a spopolarsi o la gente vi perde al loro interno le opportunità (un punto, questo da non sottovalutare, quando siamo di fronte ad una nuova emigrazione giovanile). Insomma anche nella pianificazione i futuri sindaci dovranno riuscire a promettere ciò che, poi, sono in grado di realizzare. Attenzione bene: oggi la gente vuole vedere il lavoro finito, perché finché non lo toccherà con mano le illusioni del passato sul promesso, finanziato, ma ancora non fatto non lo convinceranno.
L'altro aspetto importante sarà quello della sicurezza, entrato di prepotenza da qualche anno, anche nel dibattito locale. E questa volta lo sarà ancor di più perché il Decreto Sicurezza innalza il potere dei sindaci che, oggi, hanno un raggio di azione maggiore rispetto al passato e permette alle amministrazioni di investire su questo settore. Accanto a questo c'è la questione immigrazione. Laddove c'è anche integrazione il fenomeno si riesce a gestire, ma dove questa non c'è - ed oggi avviene anche in realtà piccole- il malcontento della gente si manifesta sempre di più.
Da tutto questo, dunque, si può semplificare ciò che sta influenzando le decisioni dei votanti (che sono sempre meno, dunque sarà importante capire se ci sarà un'inversione di tendenza). Molto meglio realizzare tante piccole cose, in ogni settore, tangibili, ma costanti nel tempo, che poche grandi opere. Meglio realizzare l'ordinario pianificando, magari, uno o due lavori straordinari che si è in grado di mantenere in cinque anni e che diventeranno il realizzato di fine mandato. E per far ciò occorre capire cosa, realmente, interessa al cittadino, ma soprattutto serve al territorio. Avendo la chiarezza di comunicarlo sin da subito.