Via della Seta,
atlantismo, sguardo rivolto verso la Russia. In un momento in cui
molti parlano di un'Italia che si isola dal contesto internazionale
dietro quella parola (a mio giudizio poco appropriata) che, ormai, va
tanto di moda, cioè “sovranismo” (e che a me piace definire "diverso europeismo"), in realtà si scopre un Paese
che, forse, tende a ricollocarsi sullo scenario internazionale
guadagnandosi, nei nuovi equilibri, quel centralismo nel Mediterraneo
che tanto è stato importante nel corso dei secoli. Un centralismo
che, per centinaia di anni, ha portato gli altri ad occupare la
Penisola.
La vicenda della nuova
Via della Seta riapre questo dibattito in un momento in cui l'Unione
Europea segna il passo con una crisi che, forse, potrebbe non
risolversi neppure con le prossime elezioni, visto che, essendosi
ormai caratterizzata, attraverso una trazione germanica, seguita
dalla Francia, e indebolita dalla vicenda Brexit e dalla voce che
stanno alzando i paesi del blocco di Visegrad, ha perso quella rotta
che sta fortemente penalizzando il Mediterraneo. L'Italia ha dunque
necessità di ritrovare una sua collocazione, di puntare su nuovi
mercati, di guardare ad un'Europa che torni ad essere quella sognata
Altiero Spinelli e dal Manifesto di Ventotene e non quella solo
monetaria e finanziaria in cui si è trasformata. Il nostro Paese ha
anche la necessità di trovare nuovi mercati, visto che l'export
diventa fondamentale per i nostri prodotti. Per questo l'embargo
imposto alla Russia e seguito dall'Europa ha danneggiato i nostri
imprenditori che, oggi, vedono in quello cinese una nuova
opportunità. Ed i cinesi, dal canto loro, in una logica di
espansione verso occidente ed all'Africa non possono non considerare
l'Italia, di nuovo, come quel ponte di collegamento sul Mediterraneo
che offre una grande opportunità, cioè il porto di Trieste,
un'infrastruttura da sempre ambita a livello mitteleuropeo e grande
porta, insieme a Venezia, verso l'oriente. In tutto questo non vanno
sottovalutati gli Stati Uniti ed il Canada che restano partner
fondamentali, accanto all'Europa. Insomma se ragioniamo in termini di
geopolitica l'Italia sta tornando ad essere molto più ambita di
quello che molti percepiscono e le occasioni vanno sapute cogliere,
così come quel ruolo di libertà che, sotto molti aspetti, anche in
tempi di Guerra Fredda sapevamo tenere e che ci avevano portato ad
avere ottimi rapporti, pur restando nella Nato, sia con i paesi
dell'Est che con quelli arabi.