domenica 4 novembre 2018

IL DRITTO E IL ROVESCIO (4 novembre 2018)

Il 4 novembre è una data particolare per i maremmani. Un tempo lo era certamente per la celebrazione della vittoria nella Grande Guerra che portò alla definitiva unità d'Italia. Dal 1966, però, è la data che ricorda l'alluvione, quella - alcune decine dal Medioevo ai giorni recenti- che resta ancora impressa nella mente di tanti grossetani.
Sicuramente l'effetto mediatico che ebbe l'alluvione del 1966 fu superiore a quello delle precedenti, visto che di quell'evento restano tante immagini, fotografie soprattutto oltre che a qualche video (il dritto).
La sensazione è stata poi quella che Grosseto "l'abbia scampata bella", nel senso che un evento così devastante si concluse senza vittime in città e con una sola (Santi Quadalti) nelle campagne degli Acquisti, nei pressi di Braccagni (il rovescio).

A rivedere le immagini dell'epoca, infatti, la prima domanda è: ma come si riuscì ad evitare vittime? Fu solo una casualità (il giorno che all'epoca era festivo) oppure la macchina della protezione civile dell'epoca seppe funzionare. L'alluvione precedente, quella del 2 novembre del 1944, se non è stata ricordata con la stessa eco di quella del 1966 portò con sé dietro alcuni morti. Ventidue anni dopo, invece, la Maremma subì danni incalcolabili rispetto alla volta precedente, visto anche che la città si stava espandendo al di fuori delle Mura ed in zone che finirono sott'acqua, ma la paura, il disagio e anche la rabbia rimasero i sentimenti più comuni, senza il dolore di dover piangere tante vittime.
 Proprio in occasione del cinquantenario dell'Alluvione l'ex comandante dei Vigili Urbani di Grosseto Felice Serra  mi raccontò una serie di aneddoti. Fu uno degli eroi dell'alluvione, ricordato ancora nelle immagini dei soccorsi su una piccola imbarcazione insieme all'allora sindaco Renato Pollini. Purtroppo Grosseto fu costretta a fare molto da sola, perché i soccorsi nazionali, all'inizio, furono dirottati su Firenze ed in loco sia la Caserma dei Vigili del Fuoco con i propri mezzi, che l'aeroporto rimasero sott'acqua. Insomma, specie nelle prime ore, Grosseto fece da sé, dopo scattò la rete della solidarietà dai comuni e dalle città vicine, insieme all'arrivo dei soccorsi nazionali. Per questo l'alluvione del 1966 in città è ricordata come un momento in cui la Maremma seppe dare il suo meglio. Alla domanda di come riuscì Grosseto a non avere vittime, il comandante Serra mi raccontò che lui, memore della tragedia del 1944 aveva bene in mente quali zone della città fossero andate sott'acqua ed in quali, durante quel ventennio, si fosse costruito, inoltre inviò una staffetta di Vigili motociclisti sull'argine dell'Ombrone a controllare la crescita delle acque del fiume e questo aiutò a prevenire danni maggiori. Ci fu poi l'intuizione del signor Pucci, conosciuto per annunciare le manifestazioni grazie all'altoparlante posizionato sull'auto, che iniziò a girare per la città per rendere noto l'arrivo dell'ondata di piena che avrebbe rotto gli argini.
Quello che però rappresentò il capolavoro della Maremma, raccontato sempre con orgoglio da Serra, fu che la Grosseto dell'epoca non si divise in polemiche, ma si rimboccò le maniche e dopo poche settimane la città aveva ripreso completamente a vivere.
Accanto a questi racconti ci sono quelli che tutti noi abbiamo sentito in famiglia, se non sono stati vissuti direttamente. Quella di mio padre viveva in via Saffi ed al piano terreno, dunque le acque non risparmiarono la loro abitazione, in cui mio babbo rientrò indossando la tuta da sub per evitare il contatto diretto con un'acqua che aveva portato con sé di tutto. Ma il ricordo era anche quello di aver salvato l'auto di famiglia portandola direttamente sulle Mura. Quelle Mura da cui i grossetani seguivano quello che avveniva sotto di loro e che non riuscirono comunque ad impedire alle acque di allagare parzialmente il centro storico passando dagli ingressi tradizionali di Porta Vecchia e l'arco di via Corsica.
Ci furono poi le campagne isolate con le immagini riprese dagli elicotteri delle persone sui tetti delle abitazioni. Ed anche lì alla fine resta la sensazione di una tragedia evitata, soprattutto in quelle zone che, se non fosse per le idrovore, vedrebbero restituita la campagna fertile di oggi alle acque. 
Insomma il 4 novembre per i grossetani resterà sempre una data emblematica che ricorda un momento di dolore, ma in cui la Maremma seppe fare squadra. Un esempio che potrebbe servire ancora oggi per portarla in un futuro decisamente migliore. 

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