giovedì 10 gennaio 2019

IL DRITTO E IL ROVESCIO (10 gennaio 2019)

Sicurezza. Una parola che ormai da anni è entrata forte nel dibattito politico nazionale, ma che da almeno un quinquennio è il tema chiave anche in ambito locale. Ma cosa è davvero la sicurezza e quanto, questa, può essere confinata ad un solo tema? Una domanda cui non è facile dare risposta, ma che certamente può aprire un confronto.

C'è chi infatti parlando di sicurezza si limita a quella della persona contro gli eventi criminosi e malavitosi (il dritto).
C'è chi per sicurezza intende un concetto più ampio, che va a sposarsi con quello di legalità, ma non solo (il rovescio).

Personalmente quando si parla di sicurezza mi piace avere un concetto allargato che deve e non può prescindere dal rispetto delle regole, del prossimo e della convivenza civile.

Tra i tanti filosofi del diritto che ho studiato il concetto che più mi ha affascinato è quello di "homo homini lupus" di Hobbes con la teoria del "contratto sociale". La spiego in poche righe, e mi scuso se lo farò superficialmente, ma secondo il filosofo i cittadini di fatto si uniscono in un "contratto" in cui cedono parte delle proprie libertà individuali ad un soggetto terzo, cioè lo Stato, che ne deve garantire la sicurezza. Ai tempi di Hobbes, chiaramente, il primo bene da tutelare era la vita. Oggi questo concetto va ampliato. Se infatti della vita è un diritto fondamentale, è chiaro che si sono affacciati sulla scena mondiale numerosi altri diritti, che, via via, sono stati regolamentati.
 Ho citato Hobbes per cercare di capire quanto ampio sia il concetto della sicurezza. Pensiamo a quella delle donne, con reati, come lo stupro, che decenni fa erano per lo più sconosciuti. Ma pensiamo alla sicurezza alimentare o al diritto di vivere in un ambiente sano, alla sicurezza della salute dei cittadini.
E' questa sicurezza? Certamente sì, così come lo è la necessità di sentirsi sicuri dai ladri nelle proprie abitazioni, o essere certi che ognuno può circolare tranquillamente nella propria città senza dover temere per la propria incolumità o per quella dei propri famigliari.
 Qui però si estende il concetto culturale che è quello che, purtroppo, si sta perdendo, quello cioè della convivenza civile e del rispetto. Quante volte ci lamentiamo per gli atti vandalici che vengono portati avanti nelle nostre città? O quante volte sentiamo dire che gli studenti non hanno più rispetto dei docenti? Quante volte siamo a discutere di una società in cui, ormai, non c'è più neppure il timore degli uomini in divisa, grazie anche a delle regole che garantiscono quasi una sorta di impunibilità?
Bene questo è il punto da cui ripartire per creare una società sicura, che lo sia di nuovo e nei fatti. Un esempio? Se ci troviamo in un paese in cui si è abituati a fare le file, vedi l'Inghilterra, e dove nessuno se ne lamenta, anche noi ci adeguiamo. Se ci troviamo in una realtà in cui non ci sono le regole, o anche se ci sono, la gente non le rispetta, o se ne lamenta, accade la stessa cosa anche con noi. E' un po' quella che viene definita la "legge del branco" cui molte persone sono portate ad obbedire. In maniera ancor più evidente avviene ai giovani nell'età in cui la voglia di libertà, e anche di trasgredire, è superiore.
La convivenza civile vuol dire anche che i cittadini diventano guardiani di se stessi e degli altri. Che fanno notare al giovane l'errore, ma lo fanno anche con la persona che giovane non lo è più. Non si deve essere spinti all'omertà "perché è meglio così". La società civile è quella in cui chi viene a vivere in un certo luogo è spinto automaticamente a rispettare quelle regole, integrandosi con quella comunità.
Personalmente penso che di fronte ad una società che sta cambiando più che nuove regole, serva l'applicazione reale di quelle esistenti, dando comunque al diritto quella certezza che spesso manca, ma che serva anche recuperare il concetto di convivenza civile che si sposa con quello di educazione. In questo modo la sicurezza, intensa in senso ampio, potrà essere recuperata. E allora questa sicurezza si estenderà alle coltivazioni con l'utilizzo dei prodotti naturali che non solo fanno bene al cibo, ma anche all'ambiente, ai luoghi di lavoro dove evitare gli infortuni serve sia all'individuo che alla collettività che dovrà pagare i costi per la salute della persona ferita, lo sarà nella salvaguardia dell'incolumità delle persone e in tutto quello che è il vivere quotidiano.
Io la penso così, il dibattito è aperto...  

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