Lo scontro tra le attuali istituzioni UE ed il fronte sovranista sta emergendo con tutta la sua forza.
Da un lato la condanna del Parlamento Europeo contro l'Ungheria di Orban (il dritto).
Dall'altro l'attacco del commissario Moscovici al Governo Italiano e le preoccupazioni espresse dal Presidente della Bce Mario Draghi (il rovescio).
Già alcune settimane fa commentando la vicenda della Diciotti vi avevo letto una campagna elettorale per le Europee che stava già prendendo campo. Adesso la cosa appare evidente. Ancor più evidente è il timore che i sovranisti stanno suscitando in chi, fino ad oggi, ha guidato le istituzioni continentali. Il risultato delle forze di destra e, soprattutto, di estrema destra in Svezia sono stare l'ultimo campanello di un allarme che per l'attuale governance europea suona forte. Ma c'è qualcosa in più: le forze sovraniste stanno già ragionando di una coalizione internazionale che arrivi compatta al voto del prossimo maggio. Se questo si unisce alla grave crisi del Pse si comprende come, effettivamente, la possibilità di vedere questi partiti collezionare ottimi successi non è fuori luogo.
Non va poi dimenticato come i sovranisti siano al governo in vari paesi dell'Ue, elemento determinante nella formazione della prossima commissione UE. C'è poi la forte possibilità che l'asse Ppe-Pse non tenga nei numeri del nuovo Parlamento e, dunque, che siano da valutare nuove maggioranze.
In tutto questo entro un paio di anni dovrà essere nominato il nuovo presidente della Bce. Una crescita sovranista potrebbe chiudere la porta ad un "rigorista".
Insomma, al di là delle idee politiche i fatti parlano di uno scontro che è soprattutto su un'idea diversa di Europa, di un'Unione che oggi va comunque rivista e, forse, ripensata secondo lo spirito originario adattato ai nostri giorni, gli attuali protagonisti istituzionali che vedono i loro posti a rischio.
Il risultato finale quale sarà ? È difficile prevederlo senza capire quale sarà la nuova composizione del Parlamento e quanto peseranno le forze sovraniste che sognano un clamoroso ribaltone.
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