Il Ministro Di Maio annuncia che entro l'anno ci sarà lo stop all'apertura domenicale dei centri commerciali, insorgono le catene della grande distribuzione, sono d'accordo la Cei, Confesercenti e non è contraria Confcommercio. Ci sarà da capire che cosa diranno i sindacati. Intanto, però, tra le gente il dibattito è destinato ad aprirsi.
L'apertura domenicale, secondo il ministro Di Maio, "sta distruggendo le famiglie italiane" (il dritto).
Pare che siano però 17 milioni le persone che approfittano della domenica e dei giorni festivi per fare la spesa e per dedicarsi allo shopping (il rovescio).
Come al solito, dunque, il buonsenso sarà (o sarebbe) determinante.
Personalmente non sono contrario alla liberalizzazione che fu imposta dal Governo Monti, ovviamente è fondamentale che le regole ed i bonus previsti per il lavoro festivo e domenicale vengano rispettati. In un momento di crisi, inoltre, non è neppure sbagliato garantire l'apertura nei giorni in cui ci può essere maggior affluenza di clienti. Testimonianza ne è il fatto che gli stessi centri commerciali si riempiono proprio in queste giornate. Grosseto ne è un esempio lampante.
Nel valutare la questione bisogna anche capire che cosa comporterà questa scelta. Sarà vero che senza le aperture domenicali e dei festivi sono a rischio il 30 per cento dei posti di lavoro, come sostiene qualcuno? Magari la cifra è alta, ma sicuramente un effetto negativo sull'occupazione ci sarà .
Da persona che, sin da quando ha scritto il primo articolo, ha quasi sempre lavorato la domenica posso dire che questo non mi ha mai creato problemi, almeno fino a che sono stato single. Non nego però che da quando ho famiglia le domeniche impegnate un po' di più mi pesano. E' questo infatti il momento in cui puoi programmare qualcosa insieme, in cui, soprattutto con la scuola aperta, ti puoi dedicare ai figli. Ciò detto quando scegli un certo lavoro sai che i festivi ed i fine settimane possono essere impegnati e, dunque, te ne fai anche una ragione.
Accanto a questo c'è anche il fatto che se le aperture domenicali garantiscono più posti di lavoro e questo vuol dire che, per le famiglie, ci sono maggiori opportunità .
Poi c'è l'altro aspetto: quante sono le professioni che prevedono il lavoro domenicale? Sicuramente molte e non per questo si propone di apportare alle stesse delle modifiche sostanziali.
C'è poi il paragone con l'estero dove, in molti casi, le liberalizzazioni sono a tutto tondo. Nel Nord Europa o in America è normale avere negozi aperti tutta la notte, dotati di tutti i mezzi di sicurezza, dove, magari, ad una certa ora si chiude la porta e con l'addetto che serve da una piccola finestra. Negozi h24 che lavorano sette giorni su sette.
Da qui la mia domanda: ma chi fa del commercio la sua professione e, dunque, accetta la libera concorrenza, non può decidere quanto e come stare aperto? E chi decide di lavorare con lui (se assunto rispettando tutte le regole) non compie una libera scelta? Ecco due quesiti che se uniti a quello che accade all'estero, mi spingono a capire più chi spinge per mantenere le liberalizzazioni rispetto a chi, invece, vorrebbe dire stop per legge, limitandole solo a poche domeniche all'anno.
E voi che cosa ne pensate?
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